Il 2024 è un anno particolarmente triste per il mondo dei manga. Soltanto alle prime luci del mese di marzo salutavamo il Sensei Akira Toriyama, il papà di Dragon Ball, scomparso all’età di 68 anni. Un mostro sacro del mondo del fumetto giapponese, che ha lasciato un’eredità intellettuale infinita, che continuerà a tramandarne il genio e l’inventiva.
E purtroppo un altro nome si aggiunge alla lista degli autori di manga che ci salutano in questo 2024. Parliamo di Kazuo Umezu (conosciuto anche con il nome d’arte Umezz), che si è spento all’età di 88 anni lo scorso 28 ottobre. Con la notizia della dipartita è giunta solo successivamente, come già avvenuto per la morte di Toriyama.
Un grandissimo nome della narrativa orientale, che si è contraddistinto sia per il periodo di attività molto ampio, sia per la capacità di spaziare tra i diversi generi. Per quanto il segmento che ne ha sancito il grande successo presso il pubblico sia stato l’horror, con uno stile peculiare in grado di inquietare come pochi altri.
TRENT’ANNI E OLTRE DI CARRIERA LASCIANO UN’EREDITÀ CULTRALE IMPORTANTE
Dicevamo poco più su che quello di Kazuo Umezz è stato un percorso lungo e colmo di pezzi di storia del manga. Una carriera più che cinquantennale, dal finire degli anni ’50 fino alla metà degli anni ‘10, che nel suo svolgersi ha arricchito le collezioni di migliaia e migliaia di appassionati in tutto il globo.
E, con buona pace delle poche escursioni tra i diversi generi, sicuramente è tra gli horror che troviamo tutto l’estro del maestro Umezz. Già negli anni ’60 cominciava a mettere le cose in chiaro con due diverse opere, “Reptilia” (1 volume) e “Cat Eyed Boy” (5 numeri, con la pubblicazione che si è conclusa nel 1976). Uno slalom tra grandi lavori che è proseguita anche negli anni ‘70 e negli anni ’80 con proposte a più ampio respiro e dalla numerazione maggiorata, in un frangente in cui Umezz si è concesso anche variazioni dal tema. Come nel caso di “Makoto-Chan” (24 numeri, genere commedia), “Io sono Shingo” (10 numeri, genere Sci-Fi) o “Aula alla Deriva” (11 numeri, genere horror). Quantità e qualità appannaggio dei suoi lettori.