Aspettando il Festival di Sanremo 2025, un viaggio nel tempo alla riscoperta dei videogiochi musicali, tra presente e passato
Chitarristi, ma anche polistrumentisti, ballerini e cantanti: le tante vite artistiche che i videogiochi musicali hanno permesso di vivere nel corso degli anni
Possiamo dire che, praticamente, ormai ci siamo. La settimana del Festival di Sanremo 2025 è alle porte, pronta a monopolizzare l’attenzione sotto ogni punto di vista possibile e immaginabile. Saranno giorni molto intensi per la città dei fiori, che vedrà il Teatro Ariston divenire il centro nevralgico di tutte le operazioni.
Una settimana di ascolto, valutazione e infine premiazione della canzone valutata come la migliore di questa edizione. Per quanto poi arriveranno a posteriori altri tipi di giudizi: quello dei passaggi radiofonici e quello del numero di streaming sulle piattaforme. Due dati che, a loro volta, sottolineeranno la bontà del lavoro dei diversi artisti, a prescindere dal loro posizionamento nella classifica finale.
Aspettando quindi l’inizio del Festival di Sanremo 2025, con le squadre per il Fantasanremo pronte e ai posti di combattimento, oggi ci occupiamo di un’altra tipologia di gioco. O meglio, di videogiochi, quelli a tema musicale. Un segmento che, nel corso degli anni, si ha visto contraddistinguersi diversi titoli nel proprio ambito di competenza. Pronti per un viaggio tra passato e presente?
GUITAR HERO E ROCK BAND: CHE TEMPI I PRIMI ANNI 2000
C’è stato un periodo storico in cui i videogiochi musicali letteralmente spopolavano. Anni in cui in tutti si era risvegliata la vena da rockstar. E piuttosto che dilettarsi con le cosiddette “air-guitar” e “air-drum”(suonare una chitarra o una batteria immaginaria, imitando i gesti necessari per suonarli nello spazio) perché non provare a darci dentro con strumenti (più o meno) veri.
Nel 2005, proprio su questa idea, nasceva “Guitar Hero”, videogioco del genere rhythm game sviluppato da Harmonix e pubblicato da Activision che metteva gli utenti nei panni di un chitarrista o di un bassista. Con tanto di chitarra (o basso) con pulsantiera sulla “tastiera”, il collo dello strumento. L’obiettivo era semplice: rispettare l’ordine di pressione dei tasti che comparivano su schermo per accumulare punti utili a scalare le classifiche. Una formula tanto semplice quanto magnetica, grazie anche alla possibilità di settare una difficoltà che andasse al passo con le proprie abilità. Chi cercava una sfida per principianti poteva andarci piano, selezionando la modalità che chiedeva la gestione di soli tre tasti della pulsantiera. Per i più abili invece c’era la sfida pro, quella dove tutti e cinque i tasti erano chiamati in causa. Qualcosa che richiedeva veri e propri funambolismi nel corso delle canzoni, soprattutto quelle dal ritmo più indiavolato.
A distanza di qualche anno, nel 2008, arrivava “Rock Band”. Quello che, a tutti gli effetti, si pose come antagonista di Guitar Hero. Formula analoga, per quanto la sfida si spostasse anche verso altri lidi, ampliando una formula che era risultata vincente. Non più solo eroi della chitarra, ma dell’intero parco strumentale della band, con la stessa formula rhythm game che si applicava a ogni elemento. Ecco che una partita tra amici poteva tranquillamente trasformarsi in una jam session.
Ed è stata una lunga cavalcata quella di queste due serie che, tra capitoli principali e spin-off, è durata fino al 2015, anno di uscita dei rispettivi ultimi capitoli.
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CANTO E BALLO… TRA AMICI
Cambiano i tempi e cambiano anche i modi di approcciare al genere dei videogiochi a tema musicale. Non più periferiche ingombranti, in case che vedono ridursi in maniera drastica gli spazi a disposizione (ah, quanto costano gli affitti… Non c’entrava, ma andava detto, ndr). No, bisogna ottimizzare tempi e spazi, offrendo quindi sfide immediate che possano adattarsi a dei comodi bilocali.
Ecco che quindi il genere dei videogiochi musicali si declina in due specifiche modalità: quelli legati al canto e quelli legati al ballo. Nel primo caso abbiamo “Just Dance”, una delle serie di riferimento degli ultimi anni, capace di far scatenare chiunque in pista grazie a una selezione curata dei brani inclusi nel pacchetto e a coreografie alla portata di neofiti e professionisti del dancefloor. Nel secondo caso c’è “Let’s Sing”, il più classico dei karaoke che raccoglie i successi più recenti e che sfida l’abilità canora dei provetti usignoli che impugneranno il microfono.
Ovviamente in entrambi i casi siamo di fronte a dei party game senza troppi fronzoli, che mirano più a strappare sorrisi nel corso di serate tra amici che a valutare le abilità nell’ambito del canto e del ballo. Ecco, potrebbero essere proprio questi i compagni di viaggio nelle prossime settimane, quando le luci del Teatro Ariston del Festival di Sanremo 2025 si spegneranno e negli appassionati resterà una fame di musica da saziare.