Assassin’s Creed Shadows, la serie Ubisoft torna a viaggiare nello spazio e nel tempo portando i giocatori nel Giappone feudale
Un nuova tappa di quello che è ormai un viaggio di maturità per il franchise, a distanza di diciotto anni dall’uscita primo capitolo
Quello di Assassin’s Creed Shadows è solo l’ultimo passo, in ordine temporale, di una marcia costante e inarrestabile che va avanti da ormai quasi un ventennio. Era infatti il 2007 quando Ubisoft portava per la prima volta sugli scaffali il franchise, e non senza clamore.
Le idee alla base del gameplay erano a dir poco pionieristiche per la generazione di console di allora, capitanate da PS3 e Xbox 360. Senza scendere troppo in dettagli di trama, tutto era molto semplice: stabiliti i parametri della missione, ai giocatori veniva concessa in sostanza totale libertà d’azione. Contava solo il risultato finale, e non le modalità con cui questo si raggiungeva.
Ecco che il ventaglio di opzioni a disposizione per portare a termine i compiti assegnati si allargava in maniera importante, dividendo la platea di utenti tra amanti delle operazioni stealth e “silenziose” e i rocamboleschi Rambo d’altri tempi, pronti a generare panico e scompiglio.
Il risultato fu una standing ovation per un gioco che, seppur non perfetto sotto il profilo tecnico, dimostrò grandissime opportunità. Ma ancor di più dimostro di poter aprire la strada a una saga dal respiro ampissimo, che continua ancora oggi a espandere le sue tentacolari trame.
UN VIAGGIO SENZA FINE
A distanza di diciotto anni dall’esordio, con Assassin’s Creed Shadows diremmo che il franchise di Ubisoft sia chiamato a una prova di maturità. Ma sarebbe scontato - oltre che falso - considerando quanto sia stato già ampiamente messo alla prova, iterazione dopo iterazione. E proprio il continuo confronto con la community ha permesso alla serie di acquisire un grado di maturità importante, che le ha consentito di arricchirsi di sfumature a ogni nuovo capitolo.
Una vera e propria epopea itinerante, partita con il primo capitolo del 2007, ambientato in Medioriente, per poi toccare tantissimi punti diversi in giro per il globo. Dalla nostra Italia, con la saga di Ezio Auditore, alle rotte caraibiche di Assassin’s Creed Black Flag, arrivando ai più recenti Assassin’s Creed Origins (Egitto), Assassin’s Creed Odyssey (Grecia) e Assassin’s Creed Valhalla (paesi nordici, partendo dalla Norvegia).
E ogni singola tappa di questo viaggio quasi ventennale ha arricchito di sfumature una storia corale che acquisisce sempre più tasselli, con una continua ricerca di coerenza, compito non semplice quando gli elementi nel pentolone aumentano. Un mosaico in costante divenire che è in grado, a distanza di tanti anni dall’inizio di tutto, di tenere ancora i fan incollati agli schermi e ai pad.
E questa volta la serie porta tutti in oriente, con le atmosfere tipiche del Sol Levante che doneranno il loro fascino a un franchise che sarà di certo in grado di farne tesoro, esaltarsi ed esaltarle. Uno scenario, quello nipponico, che negli ultimi anni è già stato protagonista di produzioni di altissimo profilo come Ghost of Tsushima e Rise of the Ronin (giusto per fare due esempi). E che si appresta a finire quindi nuovamente sotto gli occhi e nei cuori dei videogiocatori.

DUE PERSONAGGI, DUE STILI DI GIOCO
Riparte così, nel Giappone feudale del sedicesimo secolo, l’eterna lotta tra i due schieramenti in contrapposizione nella saga: la setta degli assassini e l’ordine dei templari. Uno scontro continuo e costante che non conosce spazio e tempo, e che in Assassin’s Creed Shadows assisterà alle consuete e nuove evoluzioni del caso.
Siamo nel 1579, in un periodo storico particolarmente turbolento per il paese, visti i numerosi scontri che si consumano in lungo e in largo un po’ ovunque, tra ribellioni e guerre. Uno scenario in cui si muoveranno i due protagonisti del gioco, con cui si farà la conoscenza in due momenti differenti. Le prime ore saranno quelle incentrate fondamentalmente sulla shinobi Naoe. Soltanto successivamente arriverà ad arricchire la narrazione e il gameplay anche la figura di Yasuke, un ex schiavo africano divenuto samurai.
Due personaggi che, come lecito aspettarsi, porteranno in dote con loro una narrazione dalle tinte fortemente esotiche, trasportando i giocatori all’interno del mondo di Assassin’s Creed Shadows in maniera sostanzialmente diversa. Con le caratteristiche peculiari di ognuno dei due che si rifletteranno su tutti gli elementi del gameplay. Partendo dagli “skill tree”, gli alberi delle abilità da sbloccare progressivamente nel corso dell’avventura, che ne miglioreranno le statistiche e andranno ad ampliare il ventaglio di opzioni a disposizione nel corso delle missioni.
Questo consentirà di gestire le missioni seguendo approcci differenti, assecondando quella che è la “fisiologia” di ognuno dei due. Da un lato troviamo la shinobi sceglierà approcci stealth e silenziosi, muovendosi nell’ombra e sposando quindi l’anima classica della serie (che inizialmente suggeriva di evitare l’ingaggio diretto e lo scontro frontale con i propri obbiettivi). Dall’altro c’è il samurai, che sarà un vero e proprio tank, pronto a travolgere chiunque si pari sul suo cammino con fendenti potenti e una presenza fisica importante.
Due diversi tipi di approccio alle situazioni di gioco che saranno liberamente mixabili nel corso dell’avventura, richiamandone in scena l’uno o l’altra a propria discrezione. Fatta eccezione per quelle fasi in cui il gioco “costringe” a completare gli obbiettivi con un determinato personaggio.
UN OPEN WORLD ESOTICO TUTTO DA SCOPRIRE
Assassin’s Creed Shadows prosegue quindi sulle tracce dei capitoli più recenti della saga di Ubisoft. Una scelta di continuità che premia gli addetti ai lavori e garantisce agli appassionati una mole di ore assolutamente interessante all’interno del mondo di gioco. Godere di tutti i contenuti con cui gli sviluppatori hanno infarcito la produzione richiederà un monte ore che potrà tranquillamente sforare il centinaio. Non male per un gioco che ha tanto da raccontare e altrettanto da offrire, in un mondo aperto tutto da esplorare e scoprire.
Certo, un ecosistema tanto vasto e variegato può portare alla luce qualche magagna tecnica, per quanto si tratti di piccoli difetti fisiologici che sono immancabili in produzione di ampio respiro quanto quello racchiuso in questo nuovo capitolo della serie. Nulla per cui strapparsi i capelli dalla disperazione insomma, con il franchise che si proietta verso nuovi orizzonti, e che porta avanti quello che ormai è divenuto un tradizionale appuntamento con la storia. Con la giusta dose di finzione narrativa, certo, ma pur sempre di storia stiamo parlando.