18 marzo 2025, ore 11:45

Il mondo dei videogiochi, non ci stancheremo mai di sottolinearlo, è un ecosistema fatto di tante, tantissime sfumature. E queste ultime si trasformano quasi in automatico in altrettante opportunità per i videogiocatori.

Le possibilità che offrono i tanti titoli che si affollano sugli scaffali, in termini di esperienze offerte, sono una moltitudine sconfinata. Ci si vuole proiettare alla scoperta di uno sport di cui si conoscono poco le regole? Ci si vuole confrontare con sfide ostiche, alla ricerca del proprio limite (eventualmente da superare)? Si vogliono intraprendere avventure ad ampio respiro, in grado di far viaggiare con la fantasia?

Tutte strade percorribili, a patto ovviamente di affidarsi al titolo giusto. E di videogiochi che rientrano in questa macro categoria (quella dei giochi “giusti”) ce ne sono tantissimi, ognuno per le proprie personalissime ragioni. E molti di loro, nel tempo, hanno dato vita a saghe in grado di divenire punti di riferimento nel proprio segmento di riferimento.

Come nel caso di “Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land”, il cui titolo esteso è sintetizzabile già solo con la prima parola, che da il nome alla serie specifica cui afferisce.


UN’AVVENTURA LUNGA 28 ANNI

Prima di partire alla scoperta di Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land è giusto dare qualche cenno storico che permetta di avere un po’ di contesto. Anche per capire le potenzialità che si nascondono in questo gioco, che di fatto è il nuovo capitolo di una serie – “Atelier” – particolarmente apprezzata per le sue caratteristiche. Una serie che – arrivata alla sua 26esima iterazione, dall’esordio datato 1997 – ha assistito a una costante crescita, sempre però nell’ottica della continuità.

Si tratta di un franchise che, a livello narrativo e di gameplay, costruisce buona parte del proprio fascino sull’uso dell’alchimia. Una serie di giochi di ruolo con combattimenti a turni, nel più puro stile della tradizione nipponica, in cui l’esplorazione riveste un ruolo di cruciale importanza. La ricerca degli elementi da utilizzare per poter completare le ricette alchemiche è centrale nell’economia dei titoli che compongono la saga. Gli oggetti creati nelle sperimentazioni alchemiche possono poi essere utilizzati nel corso delle battaglie, con gli effetti che varieranno a seconda degli “ingredienti” della ricetta.

Va da sé che Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land risulterà essere – come da canoni della serie – un videogioco che fonda molta della sua ragion d’essere sulla sperimentazione. Perché sì, si esplorerà il mondo di gioco, per progredire nella storia e per raccogliere elementi utili in fase di preparazione alchemica, ma soprattutto si combatterà. E sul campo di battaglia ogni strumento in proprio possesso può fare la differenza.


Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land, il ritorno di una serie iconica che arriva dal Giappone
PHOTO CREDIT: "Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land", Gust e Koei Tecmo


IL VIAGGIO DELL’EROE IN UN MONDO TUTTO DA SCOPRIRE

I videogiochi di matrice giapponese (e non solo loro, certo, ma loro in particolare, ndr) donano all’esplorazione un ruolo centralissimo nell’economia del gameplay. Il piacere che la scoperta di nuove ambientazioni, nuovi personaggi o nuovi oggetti porta in dote con sé è qualcosa che da sempre caratterizza le produzioni provenienti da oriente. Un esempio lampante è quello di The Legend of Zelda – in particolare gli ultimi capitoli della saga – che con il suo open world e con il parterre eterogeneo di nemici è capace di offrire il giusto ventaglio di quantità e qualità.

E proprio come The Legend of Zelda (Breath of the Wild e Tears of the Kingdom, gli ultimi due episodi) anche Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land mette gli utenti in un titolo tutto da esplorare. Un’avventura dove ogni elemento è bilanciato in maniera intelligente per offrire opportunità ludiche ben differenziate, e che non annoiano per ripetitività. Ci sono le operazioni di raccolta, essenziali per poi poter confezionare con l’alchimia le ricette ad hoc. C’è l’esplorazione, che porta i giocatori alla scoperta di tutti gli anfratti del mondo di gioco. E poi ci sono i combattimenti, che richiederanno il giusto grado di concentrazione e pianificazione per poter essere vinti.

A fare da collante al tutto ci pensa una trama che, come ci si aspetta da una produzione nipponica, fa tutto il possibile per creare un legame empatico tra videogiocatori e personaggi principali del titolo. Siamo in un mondo in cui l’alchimia è stata bandita, dichiarata tabù. E questo è soltanto uno degli elementi che fanno da sfondo all’avventura di Yumia, una giovane alchimista che ha perso la madre quando era ancora piccola. Quello che la attende in Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land sarà un viaggio di scoperta, che la porterà a confrontarsi con alcune verità importanti sul mondo che la circonda e sul passato.


L’ABITO GIUSTO PER OGNI OCCASIONE

Il piacere della scoperta è quindi uno degli elementi cardine di Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land. Tra ambientazioni e meccaniche di gioco che si arricchiscono di sfumature, il titolo garantisce un’evoluzione costante di cui beneficia ovviamente in prima persona il gameplay.

Ma una produzione ad ampio respiro necessità però anche della giusta impalcatura artistica per poter essere in grado di brillare di luce propria. E in tal senso il titolo di Gust e Koei Tecmo non lascia di certo a desiderare. La grafica dal sapore anime calza a pennello sul gioco, e restituisce un feedback visivo accattivante e in grado di tenere costantemente alta l’attenzione dei giocatori.

E questo tanto nelle sequenze di esplorazioni, quando si andrà a spasso per le ambientazioni a caccia degli elementi necessari alle proprie ricette alchemiche, tanto nel corso degli scontri. In questo frangente a fare la differenza saranno gli effetti di contorno alle animazioni, che daranno alle battaglie quella giusta attitudine coreografica dal sapore squisitamente orientale.

Insomma, siamo di fronte a un videogioco che sa come accattivarsi le grazie del proprio pubblico. L’ultimo esponente di un genere che, con il tempo, è uscito dalla sua nicchia per approcciare al pubblico mainstream. Un’apertura di orizzonti che permette al franchise di sperimentare, osando come magari precedentemente – anche solo per non scontentare la community di puristi a cui faceva solitamente riferimento – non avrebbe fatto. E possiamo dire che questi primi esperimenti abbiano prodotto risultati molto interessanti, con il futuro che è tutto da scrivere.