C’è stato un tempo in cui per fruire di un contenuto multimediale – fosse esso un film, un cartone animato oppure una serie televisiva – era necessario dotarsi del supporto fisico del momento. Dalle VHS ai DVD, fino ad arrivare ai più recenti Blu-Ray Disc. Veri e propri contenitori di magia che sapevano regalare gioie a chi affidava loro i propri pomeriggi o le proprie serate.
E con i supporti fisici di cui sopra si è costruita la leggenda di franchise come “Blockbuster”, inossidabilmente nei cuori degli appassionati con il suo logo blu e giallo. Un luogo che, a tutti gli effetti, era divenuto in ogni angolo del globo un punto di ritrovo ideale per i cinefili.
Scaffali e scaffali che trasudavano fascino grazie alle migliaia di pellicole cinematografiche compresse e raccolte in VHS, DVD e Blu-Ray Disc. Piccole gemme del passato o novità del presente (di allora) che ci si poteva portare a casa in affitto per qualche giorno a fronte di una piccolissima spesa. Per godersi così la magia del grande cinema comodamente sul divano di casa.
STREAMING E CLOUD: A COSA SERVONO ORA I SUPPORTI FISICI?
I tempi sono poi cambiati, con l’avvento delle nuove tecnologie – soprattutto quella relativa alle connessioni a banda larga – che ha reso non necessario ricorrere a supporti fisici per avere a disposizione una cineteca in grado di soddisfare le proprie esigenze. Con i vari Netflix, Prime Video e Disney+ che ad oggi svolgono gli stessi compiti del beneamato Blockbuster, che resiste alla chiusura con il suo ultimo store nell’Oregon, a Bend.
Ecco che avere un catalogo praticamente sconfinato di film, serie tv e contenuti multimediali più in generale in formato digitale spinga a riflessioni riguardo i supporti fisici. Che però conservano ancora una propria autorevolezza nell’ambito del collezionismo, con tantissimi appassionati che non rinunciano ad acquistare i propri film preferiti da esporre nella personale videoteca.
A questa evoluzione dei mezzi tecnologici aggiungiamoci anche la presenza di potentissimi mezzi cloud, le “nuvole” digitali che fungono da deposito di dati sempre raggiungibili grazie a una connessione dati. Un compito che, precedentemente, era appannaggio dei vari Floppy Disc, CD Rom, DVD e Blu-Ray Disc, che però necessitavano poi di un computer a disposizione per essere usati.
Non sorprende dunque che le aziende abbiano cominciato a porsi delle domande sull’argomento, interrogandosi principalmente su quanto possa risultare profittevole continuare a foraggiare il mercato con nuove scorte di “dischetti”.