Call of Duty: Black Ops 6, il re degli sparatutto torna con un capitolo che ci riporta indietro nel tempo all’inizio degli anni ‘90
Una storia che funge da macchina del tempo, a cui si aggiunge un pacchetto multigiocatore come sempre ricchissimo di contenuti di spessore
Come era lecito aspettarsi, l’attesa per Call of Duty: Black Ops 6 era decisamente elevata. E la risposta alle motivazioni di tutto ciò lo si trova nel nome di chi ha lavorato al progetto. Parliamo di Treyarch, il team di sviluppo che, dal 2010, ha reso iconica questa serie del franchise. E che sale ancora una volta in cattedra, pronto a ribadire il concetto.
Quattro anni di attesa dal predecessore (Call of Duty: Cold War, uscito nel 2020) avranno aiutato la squadra a mettere in ordine le idee in modo da portare un pacchetto di contenuti all’altezza delle aspettative dei fan? Una domanda retorica di fatto, considerando quanto di buono hanno mostrato in passato. Ma è pur sempre una domanda che, per quanto dalla risposta scontata, è lecito porsi. E no, gli addetti ai lavori non hanno tradito la fiducia degli appassionati, rispettando le premesse di cui vi abbiamo parlato anche sulle pagine di RTL 102.5.
UNA SPY-STORY D’ALTRI TEMPI
Per quanto il multiplayer sia il perno attorno a cui ruota l’esperienza ludica, in Call of Duty: Black Ops 6 anche la storia ha il suo perché. Un’avventura dove non mancano i momenti epici, in un vero e proprio rollercoaster di emozioni dove l’unica cosa che non manca mai è il piombo rovente.
Siamo nel 1991. La guerra fredda è ormai alle spalle. Certo, c’è da fare i conti con gli strascichi di macchinazioni andate avanti per decenni, e questi sono ben più difficili da debellare. È con queste premesse narrative che parte il nuovo capitolo della serie, in grado di intrattenere alla stregua di un kolossal cinematografico. Se dovessimo sintetizzare in poche parole il compito dei videogiocatori, parleremmo di “indagini internazionali dal sapore spionistico”. Evitando volutamente di addentrarci ulteriormente nei dettagli per evitare di compromettere il piacere della scoperta.
Le diverse missioni confezionate dagli sviluppatori portano sullo schermo una varietà di situazioni di assoluto spessore. E colpisce proprio la versatilità del team, capace di creare un mosaico fatto di tessere molto diverse tra loro, che però si amalgamano in maniera credibile e convincente. E che permettono di avere un videogioco in grado di mantenere sempre alta l’attenzione e la tensione.
RIFLESSI A DURA PROVA
Come dicevamo nel paragrafo precedente, quando si parla di Call of Duty: Black Ops 6 (così come per i predecessori) si dice multiplayer online. E il franchise chiaramente non si smentisce nemmeno in questa occasione, con il canonico binomio di quantità e qualità che torna intatto e perfezionato.
Tante le modalità disponibili, che metteranno alla prova sia le abilità dei singoli che la capacità di operare come squadra all’interno dei team. Questo tanto nei deathmatch, dove contano solo il numero di uccisioni dei nemici per raggiungere l’obbiettivo della partita, quanto nelle modalità in cui ottenere il controllo di punti della mappa e simili. Con l’azione che si svolgerà all’interno di ambientazioni varie e rifinite, che raramente mostrano punti ciechi. La parola d’ordine è muoversi, sempre.
Tutto questo non sarebbe stato possibile se ogni aspetto del videogioco non fosse stato curato alla perfezione. E quindi un plauso è doveroso alla resa estetica e fisica delle diverse armi presenti. Ognuna modificabile sotto tanti punti di vista grazie al reparto “armeria”, che ne perfezionerà taluni aspetti a discapito di altri. Starà agli utenti trovare il bilanciamento perfetto di ognuna, a seconda del proprio stile di gioco.
LOTTA TRA LA VITA E LA (NON)MORTE
Se quanto appena descritto non dovesse essere abbastanza, possiamo rassicurarvi, perché non è finita qui. Immancabile e quasi appuntamento fisso da ormai tantissimi anni all’interno della serie, torna infatti anche in Call of Duty: Black Ops 6 la modalità zombie. E non servono presentazioni di sorta, con le canoniche ondate, via via sempre più terribili per numero e capacità offensive dei nemici, che si susseguiranno costantemente. Chiedendo ai giocatori coordinazione e riflessi sempre più scattanti per resistere un minuto in più.
Ancora una volta quindi COD sa tornare a essere un punto di riferimento nell’ambito degli sparatutto in prima persona. Prendendo di volta in volta quanto fatto di buono precedentemente e portandolo a un nuovo livello. Bravi gli sviluppatori, a non sedersi mai sugli allori e a continuare a sperimentare.