Dragon Age: The Veilguard, il nuovo capitolo della serie di Electronic Arts arriva sulla scena videoludica e riprende un discorso interrotto dieci anni fa
Una decade esatta da quando Bioware portava sugli scaffali il predecessore: una nuova storia per tutti, ma con riferimenti al passato per i nostalgici
Assistere all’arrivo sugli scaffali di “Dragon Age: The Veilguard” ha un che di mistico. D’altronde stiamo parlando di un sequel che vede la luce a distanza di dieci anni dal suo diretto predecessore. Sostanzialmente di questo stiamo parlando, di un videogioco che va a incastrarsi con “Dragon Age: Inquisition”, il titolo che approdò su PS3, PS4, Xbox 360, Xbox One e PC. Un’uscita, all’epoca, che riuscì a convincere critica e pubblico tanto da guadagnarsi il riconoscimento di gioco dell’anno ai “The Game Awards 2014”.
Dieci anni sono tanti nel mondo dei videogiochi, soprattutto considerando i grandi passi in avanti fatti sotto il profilo tecnologico. Saranno riusciti i ragazzi di Bioware, responsabili del progetto, ad apportare le giuste migliorie a un franchise che – i premi lo dimostrano – non necessitava poi di chissà quale revisione?
UN OCCHIO AL PASSATO CON LO SGUARDO AL FUTURO
Come detto poco fa, Dragon Age: The Veilguard è un sequel. Questo vuol dire che, soprattutto a livello narrativo, di intrecci con il predecessore ce ne sono. Ed è qui che si nota il primo lavoro di fino del team di sviluppo, che questa cosa la sottolinea pur non rendendola centrale nell’economia della storia.
I riferimenti al passato, soprattutto per i fan di lunga data, erano inevitabili e stuzzicheranno diversi momenti amarcord. Ma non sono tanto invasivi da rovinare l’esperienza di gioco agli utenti alla prima esperienza con il franchise di Electronic Arts.
Un’esperienza in cui c’è tutto ciò di cui gli appassionati di fantasy hanno bisogno. C’è l’eroe impavido, da costruire attraverso l’editor del gioco a propria immagine e somiglianza (o anche no, fa lo stesso). C’è un gruppo di comprimari di spessore, senza macchia (mah, chissà) e senza paura. C’è una minaccia a cui opporsi con tutte le proprie forze per salvare il mondo e l’umanità. Un viaggio che solo l’epica classica che ci ha regalato storie del calibro de “Il Signore degli Anelli” poteva partorire, e che ci spingerà su un rollercoaster di momenti memorabili e dall’impatto emotivo importante.
UN MIX DI GENERI PER UNA STORIA DA SCRIVERE
Un’esperienza ludica fatta di tante sfumature quella di Dragon Age: The Veilguard. C’è la componente narrativa, con le sequenze di intermezzo dal taglio cinematografico che aiutano a empatizzare con i diversi personaggi della propria squadra. Ci sono le esplorazioni, a caccia di elementi da raccogliere all’interno del mondo di gioco o anche soltanto per dare un’occhiata in giro. E poi ci sono i combattimenti.
E qui le cose si fanno interessanti, considerando il dinamismo degli scontri sempre elevato. Dragon Age: The Veilguard è infatti un RPG, un gioco di ruolo, dal taglio fortemente action. Cosa vuol dire questo? Che ci sono gli elementi cardine del primo genere, una serie di scelte che vanno a influenzare i parametri del proprio personaggio, ma che l’azione vince su tutto. Bisogna menare fendenti a destra e a manca, evitando al contempo quelli degli avversari col giusto tempismo, per poter proseguire nella storia.
E la formula funziona, intrattiene e diverte, grazie al supporto dei personaggi che ci accompagnano nel corso dell’avventura e non solo. Una componente importante e da non sottovalutare sta nella scelta della direzione da dare ai dialoghi, con le opzioni multiple nel caso di alcune risposte che possono indirizzare le conversazioni e lo sviluppo dei rapporti con i personaggi. Mettendo così il timone nelle mani dei videogiocatori, che sono padroni del loro destino.
PROVA DI MATURITÀ
Dieci anni sono tanti per un franchise che, nel 2014, si fregiò del titolo di Gioco dell’Anno. A che punto siamo con Dragon Age: The Veilguard? Possiamo dire che la prova del nove su console di nuova generazione (PS5, nella fattispecie) sia stata superata a pieni voti. D’altronde cosa si può dire a un gioco che, nel corso delle decine e decine di ore necessarie per progredire nella storia, non mostra passi falsi nonostante la grandezza del mondo di gioco e degli scenari?
Proprio l’impalcatura tecnica ha piacevolmente colpito nel segno, restituendo un’ambientazione fantasy da manuale, curata in ogni suo aspetto. Un lavoro di fino, quello di Bioware, che rende Dragon Age: The Veilguard un videogioco che strizza l’occhio ai fan di vecchia data ma che accoglie nel migliore dei modi anche gli appassionati di nuova generazione. Ed è stata un’attesa, quella necessaria per mettere le mani su questo nuovo capitolo della serie, che sottolinea ancora una volta di come la pazienza sia la virtù dei forti.