Emio L’uomo che Sorride: Famicom Detective Club, aspiranti Sherlock Holmes all’appello

Uno degli storici franchise di casa Nintendo torna a più di venticinque anni di distanza dal capitolo precedente, con un nuovo caso da risolvere

L’estate, per quanto sia agli sgoccioli, è la stagione dei libri gialli sotto l’ombrellone. O, per i videogiocatori, dei titoli con misteri da risolvere. E, in quest’ultimo caso, Emio L’uomo che Sorride: Famicom Detective Club, casca a fagiolo.

A distanza di oltre venticinque anni dal precedente capitolo – se si escludono le riedizioni dei predecessori – torna un franchise che ha fatto la storia in Giappone. E finalmente ne travalica i confini, portando anche in Europa un videogioco che farà la gioia di chi ama confrontarsi con enigmi e rompicapi. Il titolo, d’altronde, è una sorta di chiamata all’azione per tutti gli aspiranti investigatori.

MISTERI E LEGGENDE METROPOLITANE

Quali sono gli ingredienti di Emio L’Uomo che Sorride: Famicom Detective Club? Innanzitutto c’è il mistero, con un caso di omicidio che innesca tutta una serie di meccanismi narrativi. Dall’ombra del passato che si proietta sul presente – il richiamo a tre casi analoghi avvenuti diciotto anni prima – alla possibilità di essere al cospetto di un assassino che è nasce da una leggenda metropolitana: l’Uomo che Sorride, una entità che, di fronte a una giovane persona in lacrime, gli promette un sorriso eterno.

Tutti elementi da cui si partirà e che i giocatori dovranno tenere in considerazione nel corso delle proprie indagini. Domande, osservazioni e formulazione di ipotesi saranno gli strumenti nelle mani di chi cercherà di arrivare a capo dell’indagine. Un caso di certo non semplice, ma forse proprio per questo molto stuzzicante.

UN TUFFO NEL PASSATO

Emio L’Uomo che Sorride: Famicom Detective Club rappresenta, per certi versi, una macchina del tempo sotto diversi punti di vista. Innanzitutto perché riporta in auge un genere, quello delle visual novel, parecchio in voga tra gli anni ’80 e ’90. Quindi un ottimo modo anche per la Gen Z di riscoprire i classici del mondo dei videogiochi. Ma anche un tuffo nel passato del Giappone, visto che la storia ci porta in un oriente di fine anni 80, con tutte le conseguenze stilistiche del caso.

La grafica anime curatissima, che ci proietta di fatto all’interno di quello che a tutti gli effetti è un cartone animato giapponese interattivo, restituisce perfettamente le atmosfere di quegli anni, con un tratto essenziale e, proprio per questo, evocativo.

Un videogioco, Emio L’Uomo che Sorride: Famicom Detective Club, perfetto per lo stile e lo spirito di Nintendo Switch, console per cui nasce e con cui si sposa in tutto e per tutto. Dalla praticità delle sessioni brevi (si accende e si lascia in standby tranquillamente, per poi riprendere a giocare comodamente senza caricamenti estenuanti) allo schermo della console, quando è in formato portatile, che esalta le caratteristiche estetiche del gioco. Un ottimo titolo per chi ama il genere giallo e vuole una sfida cerebrale calibrata.

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