Quello tra le pagine dei fumetti è un vero e proprio viaggio che può portare in tante direzioni differenti. Una rotta che viene tracciata dai team artistici, composti da autori e disegnatori (in alcuni casi è lo stesso artista ad occuparsi di tutto il pacchetto), che con il proprio estro donano alle diverse produzioni connotati specifici. E che, in questo modo, le rendono uniche e riconoscibili.
Basti pensare alle opere di Zerocalcare - giusto per fare un esempio chiaro e lampante - il cui stile peculiare ne hanno fatto un punto di riferimento all’interno dell’universo dei graphic novel. Ma il potere dei fumetti è la capacità di spostare il proprio focus su argomenti variegati e, idealmente, anche non direttamente correlati a questo mondo. Come nel caso dei grandi classici della letteratura e dei rispettivi autori, che invece proprio tramite i fumetti possono godere di una maggiore appetibilità presso il pubblico dei giovanissimi. Magari è proprio dalla lettura dei fumetti dedicati che potrebbe innescarsi quella curiosità che porterà poi ad approdare alle pagine dei libri scritti dai grandi autori stessi.
Qualcosa che è possibile fare, in queste settimane, su due fronti specifici, grazie alle pubblicazioni curate da Edizioni NPE:
- Ernest Hemingway: Per chi suona il passato, di Giuseppe Congedo e Giovanna La Pietra
- I promessi sposi, di Mino Milani e Attilio Micheluzzi
ERNEST HEMINGWAY: PER CHI SUONA IL PASSATO, UN VIAGGIO NEI RICORDI
Partiamo subito con “Hemingway: Per chi suona il passato” di Giuseppe Congedo e Giovanna La Pietra. Un graphic novel che mette al centro della scena uno degli autori iconici del ‘900, e lo fa fin da subito, con la copertina che richiama una delle sue opere maggiori: “Il vecchio e il mare”.
Quella di questo fumetto è però un’opera di riscoperta dell’autore stesso, una lente d’ingrandimento posta sulla figura di Ernest Hemingway da parte del team artistico. Una storia che ripercorre le tappe salienti della vita dello scrittore, costellata di grandi successi letterari ma anche di un vissuto personale che (come giusto che sia) ne ha condizionato la produzione. D’altronde è pur sempre vero che sono le scelte che facciamo a renderci ciò che siamo. E, nel suo caso, lo hanno poi portato a scrivere opere che magari, senza il giusto struggimento, avrebbero avuto un “sapore diverso”.
Siamo a Cuba, nel 1958, e Hemingway, a bordo del Pilar, è intento a pescare. In sottofondo la radio che diffonde canzoni, e ognuna di queste lo riporta con la mente alle donne importanti della sua vita. Un viaggio che scorre narrativamente rapido e senza inciampi, e che gode di un adattamento visivo realistico grazie a un tratto netto. Un’opera perfetta per chi vuole avvicinarsi, con cognizione di causa, alla narrativa dell’autore statunitense.