Final Fantasy 7 Rebirth finalmente fuori: alla riscoperta di una serie storica
Dopo oltre un quarto di secolo, il settimo capitolo della serie torna nuovamente protagonista
Quello di Final Fantasy 7 Rebirth, sequel di Final Fantasy 7 Remake (uscito nel 2020), è soltanto l'ultimo tassello – in ordine cronologico – di una storia d'amore incondizionato, videoludicamente parlando. Un amore che ha attraversato i decenni, ha toccato generazioni di videogiocatori e numerose piattaforme. Quest'oggi andremo alla riscoperta di quelli che poi sono diventati classici, e che hanno permesso alla serie di raggiungere grandi traguardi nel corso degli anni.
LE ORIGINI DI FINAL FANTASY
Era il 1987 quando il primo capitolo del franchise Final Fantasy toccò gli scaffali dei negozi. Un titolo per NES (Nintendo Entertainment System, praticamente l'antenato della contemporanea Nintendo Switch), così come i due successivi. Videogiochi molto diversi rispetto a quelli che siamo abituati a veder girare oggigiorno sulle console contemporanee. Grafica pixellosa, combattimenti a turni, come una partita a scacchi nello stile duro e puro dei giochi di ruolo, e una trama coinvolgente. Questi gli ingredienti della formula vincente che ha fatto breccia nei cuori dei giocatori. Con il quarto capitolo (e fino al sesto) ci si sposterà su SNES (Super Nintendo Entertainment System, diretto successore del NES).
L'approdo su Playstation è avvenuto nel 1998, con Final Fantasy 7, cui chiaramente Final Fantasy 7 Rebirth fa riferimento. Da quel momento in poi il binomio con il mondo videoludico di casa Sony è stato inscindibile. Nonostante poi non sia mancata la possibilità di giocare i capitoli successivi, da Final Fantasy 11 (2002) in avanti, anche sulle piattaforme di casa Microsoft, su tutte la Xbox (ma anche PC). Chiaramente le nuove tecnologie hanno permesso al franchise di “ripulirsi” esteticcamente, donandogli una veste grafica sempre più accattivante ed esaltandone la magia e le atmosfere.
E SE FINAL FANTASY SI FOSSE CHIAMATO IN UN ALTRO MODO?
Capita, talvolta, di domandarsi se un prodotto avrebbe ottenuto lo stesso successo se si fosse chiamato in un altro modo. Difficile immaginarselo, considerando quante volte i fan, confrontandosi con altri appassionati, si siano riferiti (nella fattispecie di questo franchise) a Final Fantasy chiamandolo in questo modo. Eppure il nome scelto all'epoca è stato tutt'altro che studiato a tavolino e ragionato. E allora sorge spontaneo un interrogativo: perchè chiamarlo “Final Fantasy” se poi, più che la “Fantasia Finale” è stato l'inizio di un percorso pluri-decennale? A rispondere alla domanda, qualche mese fa, è stato il creatore della serie, Hironobu Sakaguchi. L'idea iniziale era per “Fighting Fantasy”, per ottenere sempre l'acronimo FF (a cui far seguire la numerazione del capitolo) che evidentemente piaceva in maniera particolare. Una strada non percorribile a causa del copyright su quel nome, già utilizzato per dei libro games (nel 1982).
Poco male, con il senno di poi, considerando i numeri fatti registrare negli oltre 35 anni di carriera per la serie. I dati, aggiornati a novembre 2023, riportano oltre 185 milioni di copie vendute per un totale di 21 giochi (tra prime edizioni e riedizioni). Un dato destinato a crescere nei nuovi report, complice l'uscita sul finire dello scorso anno di Final Fantasy 16, che continua a macinare numeri importanti, e con l'arrivo sugli scaffali di Final Fantasy 7 Rebirth.