14 gennaio 2025, ore 10:15

Quello dei videogiochi è un ecosistema assai variegato, fatto di tantissime sfumature ludiche diverse. Un posto felice in cui ogni videogiocatore ha modo di trovare, senza troppe difficoltà, il titolo adatto alle proprie esigenze. Questo grazie ovviamente alla capacità degli addetti ai lavori di portare sugli scaffali produzioni in grado di solleticare l’appetito degli appassionati.

Un po’ come nella musica, dove con sette note bisogna comporre nuove melodie (per quanto le note siano sempre quelle sette là), anche nei videogiochi si assiste a qualcosa di simile. Prendere cioè dinamiche ludiche collaudate e rodate e adattarle a una nuova idea. Cambiando qualcosa nei punti giusti, in modo da dare al nuovo videogioco una sua personalità definita.

Qualcosa a cui si è assistito nella metà degli anni ’10 con “Freedom Wars”, titolo che esordiva su PS Vita – la console portatile di Playstation – nel 2014. E che, nel suo piccolo, è stato in grado di ritagliarsi un proprio personalissimo spazio nel catalogo della piattaforma di Sony. Quello di questi giorni, con “Freedom Wars Remastered” sviluppato da Dimps e pubblicato da Bandai Namco, rappresenta un ritorno in grande stile. È giunta l’ora della maturità: avrà superato le prove del tempo?


LA COLPA DEL VIVERE

A distanza di oltre dieci anni dal suo esordio originale, Freedom Wars Remastered ha una serie di compiti non da poco. Innanzitutto quella di confrontarsi con un pubblico che, dal 2014, ha subito un sostanziale ricambio generazionale. Videogiocatori diversi e quindi anche gusti videoludici diversi con cui fare i conti. Per quanto le dinamiche ludiche originali, quelle da gioco di ruolo di azione a base di mostri giganti da combattere, abbia sempre grandi capacità di presa sugli utenti.

Di base è di questo che si parla quando si tira in ballo Freedom Wars Remastered. Un prodotto che richiama alla memoria titoli a là “Monster Hunter”, per quanto dotato di una sua precisa caratterizzazione stilistica che lo rende fortemente riconoscibile.

Il gioco proietta gli utenti in un mondo distopico (ma forse nemmeno troppo, in fin dei conti, ndr) in un futuro più che remoto (è il 102.013) in cui il pianeta è allo stremo e le risorse sono al limite. Essere anche soltanto nati rappresenta un crimine, da scontare giorno per giorno. È possibile farlo servendo il proprio Panopticon, una sorta di città-stato che tutto vede e nulla tollera, in cui ogni azione non concessa (come camminare, ma questo lo scoprire rete giocando) porta a un allungamento della condanna, e quindi della detenzione. Che già soltanto dopo i primi vagiti è di un milione di anni. D’altronde lo dicevamo, soltanto essere nati è un crimine.


Freedom Wars Remastered, mondi post-apocalittici e nemici mastodontici che ritornano a dieci anni di distanza dall’esordio
PHOTO CREDIT: "Freedom Wars Remastered", Dimps e Bandai Namco


PENTITI, PECCATORE!

Come si ripulisce quindi la propria fedina penale, nel tentativo di guadagnare l’agognata libertà? Attraverso le numerose missioni che Freedom Wars Remastered metterà dinanzi ai videogiocatori. Una serie di compiti che, nella stragrande maggioranza dei casi, richiederà di lottare contro nemici dalle fattezze non carinissime e dalle dimensioni generose. Un compito ingeneroso in cui però non saremo da soli, considerando che si potrà contare sull’aiuto di alleati gestiti dalla CPU o da esseri umani (in quest’ultimo caso attraverso la modalità multigiocatore online).

Sfide via via crescenti che andranno mitigate migliorando il proprio arsenale. Per farlo si potranno utilizzare le risorse accumulate missione dopo missione, che potranno essere impiegate in vario modo a propria discrezione. Da un lato donandole al proprio Panopticon, per cercare di limare via ulteriori anni alla propria condanna. Dall’altro reinvestendo i vari pezzi nella composizione di armi e oggetti che potranno tornare molto utili nel corso delle uscite sul campo di battaglia.

Una volta partiti per le proprie missioni si entra nel core dell’azione. Freedom Wars Remastered vede infatti scontri serrati in cui però vanno valutati tanti elementi per evitare di finire al tappeto. Diversi gli strumenti a propria disposizione, dalle armi da fuoco (utili da medio-lunga distanza) a quelle da taglio (essenziali nel corpo a corpo).

A queste si aggiunge il “rovo”, un elemento dai tratti sovrannaturali che svolge la funzione di rampino. Potrà quindi essere sfruttato tanto per aumentare la propria mobilità, raggiungendo posizioni altrimenti inarrivabili, sia per mettere al tappeto gli avversari, che saranno così esposti e indifesi ai nostri colpi.


PROVA DEL TEMPO SUPERATA?

Il grande lavoro in Freedom Wars Remastered è stato fatto su tanti aspetti diversi. Quello artistico è probabilmente quello su cui nascono tanti interrogativi. A distanza di oltre dieci anni dal suo esordio, come sarà invecchiato l’intero prodotto?

Possiamo dire – nella prova su Nintendo Switch, nel rispetto della sua natura portatile – che il gioco di Bandai Namco si difende piuttosto bene. Le ambientazioni e i personaggi richiamano quelli del gioco originale, per quanto il design poligonale non abbia evidenziato particolari criticità o spigolosità.

Possiamo quindi dire che Freedom Wars Remastered rappresenti ancora oggi una validissima opzione per tutti coloro che cercano sfide sempre crescenti e un gameplay che unisca lucida razionalità e frenesia sfrenata. Un connubio unico che, magari, qualora la risposta del pubblico sia positiva, potrebbe portare a un potenziale sequel.