Non c’è accordo tra le parti. Le trattative tra il sindacato degli sceneggiatori (WGA) e i produttori (AMPTP) non sono andate a buon fine. Proprio per questo gli autori statunitensi di cinema e televisione hanno deciso di incrociare le braccia in segno di protesta: dalla mezzanotte di oggi, infatti, è iniziato lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood. Quanto durerà? Quali ripercussioni avrà nell’industria dell'intrattenimento? E soprattutto, come si è arrivati a tutto questo?
IL MOTIVO DELLO SCIOPERO
Tutto nasce perché gli autori chiedono da tempo una retribuzione più alta e una quota maggiore dei profitti derivanti dal boom dello streaming. Non solo. Ciò che si combatte è soprattutto il costante tentativo da parte degli studios di trasformare il mestiere dello sceneggiatore in una professione interamente freelance. La vera novità del negoziato, inoltre, è l’uso dell’intelligenza artificiale nello scrivere gli script: se l’idea di uno sceneggiatore è usata come base per un lavoro generato con l’IA, si chiede che venga riconosciuta una percentuale di guadagno all’autore.
Di fronte a tali richieste, gli studios hanno risposto con il taglio di costi, causato dalla crisi economica e dalle pesanti ripercussioni di profitti avute negli ultimi anni a causa della pandemia. In sintesi, la società che rappresenta studios e piattaforme non ha intenzione di venire incontro a tutte le richieste del sindacato. “Il comportamento delle aziende ha creato un’economia basata su lavori occasionali all’interno di una forza lavoro sindacale, e la loro posizione inflessibile in queste trattative ha tradito l’impegno nello svalutare ulteriormente la professione di scrittore", si legge in una dichiarazione della leadership sindacale: “Dal loro rifiuto di garantire un qualsiasi livello di occupazione settimanale nella televisione episodica, alla creazione di una “tariffa giornaliera” negli spettacoli di varietà comici, al loro ostruzionismo sul lavoro gratuito per gli sceneggiatori e sull’intelligenza artificiale per tutti gli sceneggiatori, hanno chiuso la porta al sindacato e aperto la porta a considerare la scrittura come una professione interamente freelance. Un accordo del genere non potrebbe mai essere contemplato dai membri di questo sindacato”.
IL PRECEDENTE DEL 2007
Dopo 15 anni esatti dall’ultima volta, la fabbrica dei sogni americana torna a vivere l’incubo di un vero e proprio sciopero, che potrebbe provocare non pochi problemi. Basti pensare che tra il 2007 e il 2008 una protesta durata cento giorni costò all’industria cinematografica e televisiva di Los Angeles quasi 2 miliardi di dollari a causa delle produzioni sospese. Il caso più eclatante di quella situazione è rintracciabile nel film della saga di James Bond “Quantum of Solace”, che venne girato in pieno sciopero con Daniel Craig, che apportò modifiche ai suoi stessi copioni in mancanza di sceneggiatori.
I RISCHI CONCRETI PER L’INDUSTRIA
In questi giorni, i primi a riscontrare problemi sono i talk show televisivi, poi sarà la volta delle nuove serie tv che andranno in onda sulle tv lineari tra settembre e ottobre e che vengono preparate proprio in questo periodo. Infine, toccherà ai film: dal punto di vista cinematografico, sembra che i primi sei mesi del 2024 siano a posto, ma il problema potrebbe presentarsi in seguito. Un'opzione sul tavolo potrebbe essere quella di spostare di un anno alcune pellicole previste per la fine del 2023, per non creare buchi. Poi ci sono alcuni autori che si sono “sbrigati” a chiudere il lavoro di scrittura per non incorrere in problemi. È l’esempio di James Gunn e della sceneggiatura di "Superman: Legacy", conclusa in fretta e furia.
Quanto durerà questa protesta? Quale sarà lo scenario futuro dell’industria di Hollywood?