Se c’è una cosa che accomuna tutti, ma proprio tutti, a prescindere da genere ed età, quella è la passione per il collezionismo. Un amore che può avere forme e dimensioni differenti, e che può riguardare ambiti molto diversi tra loro. Ma che cattura praticamente tutti.
Dalle statuette (o action-figure) ai fumetti, passando per i videogiochi e molto altro: ognuno ha la sua collezione. Anche se uno specifico settore, da sempre particolarmente benvoluto dai collezionisti, sembra essere in costante ascesa: quello dei Trading Card Games, i giochi di carte collezionabili o delle card più in generale.
A guidare la carica, manco a dirlo, troviamo come sempre i Pokémon, con il mondo dello sport – tra calcio e motori – che seguono a breve distanza. Ma quali sono gli input che innescano una passione tanto viscerale?
COLLEZIONISMO A CACCIA DI RARITÀ
A rispondere alla domanda ci pensa una ricerca, portata avanti da Skuola.net e Topps. Il collezionismo di card è un trend in crescita, soprattutto tra i più giovani: uno su sette, nella fascia d’età che va dalle scuole medie all’università, si definisce un acquirente abituale.
Una passione che spinge ad acquisti costanti nel tempo, come evidenziato dalle parole degli intervistati, per un totale di 2.200 persone. E le stime economiche sono di quelle importanti, considerando che la spesa media registrata su base annua è pari a 344 euro. Con punte che possono arrivare anche a mille euro (sempre sui dodici mesi).
La speranza, almeno per uno su tre (34%), è quella di trovare all’interno dei pacchetti una carta rara di discreto valore, con l’obbiettivo di rivenderla per futuri investimenti. In alcuni casi, le quotazioni che raggiungono le card più rare permettono di foraggiare questa passione per un po’ di tempo. Nel caso in cui invece si decidesse di tenerle (le card rare), queste potrebbero risultare a loro volta, con un po’ di fortuna, un investimento in chiave futura. E in tal senso la storia delle carte Pokémon, quelle della primissima generazione (ma non solo), insegna.