Intelligenza Artificiale e mondo dei creativi: a rischio il lavoro dei doppiatori, ma c’è chi insorge
C’è curiosità ma anche tanta preoccupazione attorno alla scelta di Prime Video di dotare di doppiaggio gestito dall’IA alcune sue serie
Il tema dell’Intelligenza Artificiale è sempre più dibattuto. Un argomento bollente e difficile da maneggiare, viste le tantissime derive (talvolta anche pericolose, in termini di sviluppi e cambiamenti per il mondo del lavoro) che preoccupano, e non poco, la società.
Il rischio che questa tecnologia possa prendere il sopravvento, sostituendo l’essere umano in alcuni segmenti di mercato, è concreto. E il rischio di ricadute a livello globale è da tenere fortemente in considerazione, nel momento in cui si accettano determinati compromessi.
Come quelli che, allo stato attuale, sono sicuramente al vaglio dei colossi, che ne stanno soppesando gli immancabili vantaggi economici ma anche l’impatto d’immagine (per le varie società) oltre che quelli in termini sociali. Automatizzare un lavoro porta automaticamente alla necessità di riconvertire i lavoratori che precedentemente se ne occupavano ad altre mansioni. Facile a dirsi, meno a farsi, soprattutto per quella fascia di persone che si avviava in tranquillità verso una meritata pensione. E che ora si vede venir meno la terra da sotto ai piedi. Ma esiste effettivamente un lavoro che, più di altri, rischia di venire soppiantato dall’Intelligenza Artificiale?
PRIME VIDEO RIVOLUZIONA I CONTENUTI, ARRIVANO LE PRIME SERIE CON DOPPIAGGIO DELL’IA
Un quesito che porterebbe a pensare magari agli impieghi di tipo meccanico, quelli dove occorre ripetere un processo infinite volte sempre nello stesso modo. Qualcosa che avviene all’interno delle catene di montaggio, dove l’automatizzazione ha già prepotentemente preso il sopravvento, con l’uomo che è divenuto spesso una mera “appendice” della macchina, prevalentemente preposto a controllarne il corretto funzionamento.
La “minaccia” (se così vogliamo definirla, e per questo la mettiamo tra virgolette, ndr) dell’Intelligenza Artificiale pare però spostarsi anche in altre direzioni. In ambiti di competenza dove la meccanicità è minima (se non inesistente) e dove invece conta l’estro artistico. Come nel caso del doppiaggio.
Nelle ultime ore ha attirato l’attenzione la scelta di Prime Video, la piattaforma di streaming di Amazon, che, nel tentativo – come si legge sul sito ufficiale – di “rendere la sua vasta libreria di streaming accessibile a un numero ancora maggiore di clienti, inizierà a offrire il doppiaggio assistito dall'intelligenza artificiale su film e serie con licenza che altrimenti non sarebbero stati doppiati.”
Un qualcosa di già operativo da qualche giorno, con l’Intelligenza Artificiale che ha cominciato il suo “lavoro di assistenza” in inglese e spagnolo latinoamericano su 12 film e serie con licenza, tra i quali troviamo “El Cid: La Leyenda”, “Mi Mamá Lora” e “Long Lost”.
Si parla quindi di produzioni che non avrebbero chiamato in causa – nemmeno in futuro – i doppiatori umani. Ma quante possibilità ci sono che, nel caso in cui l’iniziativa riscuota successo, il tutto non si estenda poi a macchia d’olio anche ad altre produzioni di primissima fascia?

INTELLIGENZA ARTIFICIALE, C’È CHI DICE NO
Un rischio concreto che l’Intelligenza Artificiale “esondi” evidentemente c’è, vista la mobilitazione dell’ACMF, l’Associazione Compositori Musica per Film fondata nel 2017 con la presidenza onoraria di Ennio Morricone. Una mobilitazione che ha portato all’approvazione a stragrande maggioranza per l’inserimento di un articolo, all’interno del nuovo statuto, per la messa al bando dell’uso dell’Intelligenza Artificiale generativa nel lavoro di produzione musicale degli scritti. Una lista di artisti tra i quali figurano nomi come Michael Nyman, Roger Waters, Hans Zimmer e Charles Bernstein.
Una mossa che sicuramente spingerà all’emulazione anche altre associazioni di categoria, magari con competenze diverse seppur sempre afferenti al lavoro creativo. Basti pensare allo sciopero degli attori del 2023 che, tra i diversi motivi di preoccupazione, vedeva proprio l’utilizzo indiscriminato dell’IA. Qualcosa con cui si è trovato un compromesso, l’anno successivo, con una legiferazione ad hoc.
Un discorso lungi dall’essere chiuso, ma che comunque rappresenta una pietra angolare importante nella tutela del mondo artistico di cinematografia e affini.