#JustKilling, quando i social assumono connotati distopici: il racconto del fumetto dalle voci degli autori, Giacomo Bevilacqua e Giulio Gualtieri
Derive atipiche e confronti generazionali: questo e tanto altro all’interno della storia disegnata da Vincenzo Puglia, pubblicata da Astra
Un viaggio senza fine quello degli appassionati tra le pagine dei fumetti, considerando la quantità di produzioni che, a cadenza regolare, raggiungono gli scaffali di fumetterie e librerie. Con queste ultime che vedono lo spazio dedicato a graphic novel, manga e chi più ne ha più ne metta allargarsi sempre di più.
Narrazioni che si muovono in direzioni molto differenti le une dalle altre, accomunate da una caratteristica universale: la capacità di stuzzicare la fantasia. E questo è possibile grazie all’estro creativo di autori e artisti impegnati nel dar vita alle tavole dei diversi fumetti. Un estro che permette loro di prendere elementi del quotidiano di ognuno di noi e trasformarlo in qualcosa sì di romanzato, ma potenzialmente verosimile.
Come nel caso di "#JustKilling", opera edita dalla label Astra di Star Comics scritta da Giulio Gualtieri e Giacomo Bevilacqua, con i disegni di Vincenzo Puglia. Siamo andati dietro le quinte della storia, in uscita il 29 aprile grazie ai suoi due autori.
ALLA SCOPERTA DI #JUSTKILLING
Ciao ragazzi, parto dalle basi e vi chiedo: di cosa parla #JustKilling?
Giacomo Bevilacqua: "Justkilling parla dell’evoluzione malsana dei social network. Ipotizza la nascita di un social che viene usato per ammazzare la gente."
Giulio Gualtieri: "Nei meandri oscuri del Deep Web esiste un social network dove ha luogo una sfida tra i più efferati assassini del mondo: il primo utente che raggiungerà i dieci omicidi guadagnerà l’impunità permanente. Si tratta di una challenge social, per cui ogni omicidio deve essere condiviso, e dal quinto in poi, è previsto un livello di difficoltà ulteriore, un malus in grado di complicare la caccia. Il Perfezionista è un killer esperto, ha grosse possibilità di vincere, se non fosse che il suo malus è una giovane esuberante assassina di difficile gestione. I due riusciranno a collaborare per raggiungere i loro scopi? Tra “Leon” e “Squid Game”, Justkilling è una spietata riflessione sull’impatto dei social nella nostra vita."
Mi è parso, correggetemi se sbaglio, che il focus sia tutto sul fronte delle potenziali derive dei social. Un mondo in cui si fa quel che si fa per spirito di emulazione, spesso senza porsi domande. Qualcosa che in sostanza fanno i protagonisti, che rispondono ciecamente alle sollecitazioni che gli arrivano dall'app che ne governa le azioni.
Giacomo: "Esattamente, il social è il perno attorno al quale girano gli istinti più basici di alcune persone, che vengono indirizzate verso “omicidi controllati”."
Giulio: "Sì, esatto, tutta la storia è in realtà una gigantesca metafora sui social, che hanno cambiato la nostra vita in modo troppo repentino e ancora poco compreso in tutte le sue implicazioni. I nostri protagonisti, in effetti, si fidano ciecamente delle indicazioni ricevute del sistema, anche se poi vedremo che saranno costretti a porsi delle domande. Per fortuna è così anche nel nostro mondo: per quanto le cose cambino troppo velocemente e quindi in maniera sostanzialmente acritica, le domande che ci permettono di raggiungere una maggiore consapevolezza prima o poi trovano sempre la strada della nostra coscienza."

UNA STORIA CHE PARTE DA LONTANO
Da dove è nata l'ispirazione per questa storia? E quanto tempo ci è voluto per costruire il tutto?
Giacomo: "Ci siamo rifatti ad un’opera che io e Giulio realizzammo nel 2008/2009, “Homo homini lupus”, poi diventata “Killbook” (che era il nome della prima versione ufficiale dell’app), qui ipotizziamo un mondo in cui uno dei protagonisti di quel fumetto è invecchiato, si è perso il fattore sovrannaturale, o comunque non ne facciamo menzione, e l’app è evoluta fino ad avere un suo regolamento specifico ed essere più estesa e conosciuta."
Giulio: "Con Giacomo abbiamo già pubblicato “Killbook”, una storia che prevedeva una società segreta di assassini. In quel caso, però, al di là del titolo, non c’era alcuna reale riflessione sui social. Per questo, ci è venuto abbastanza naturale approfondire questo aspetto, trovando nella Star Comics una sponda ideale per finalizzare le nostre riflessioni. Il soggetto è nato abbastanza rapidamente, nel giro di una o due call. Per la sceneggiatura, invece, ci abbiamo messo un po’ di più."
C'è anche un bel confronto generazionale tra i personaggi…
Giacomo: "Sì, volevamo che si sentisse forte il divario tra due generazioni che utilizzano i social, in questo caso, paradossalmente, abbiamo un boomer che insegna a una gen z come usare l’app a dovere, paradossale, ma non troppo, considerato che parliamo di un app che invita la gente ad ammazzare."
Giulio: "Sì, è vero. Da un lato volevamo mostrare come la percezione dei social sia molto diversa rispetto alle generazioni che li utilizzano, dall’altro, però, volevamo introdurre un elemento umano, una relazione mentore/allieva che in fondo è anche quello che accade in “Leon”, una pellicola che ci ha sicuramente influenzato, per quanto mi riguarda in modo abbastanza inconscio, nel senso che solo alla fine della lavorazione mi sono accorto del debito che avevamo accumulato nei confronti del capolavoro di Luc Besson."