Kingdom Come Deliverance 2, il ritorno di uno dei franchise più ambiziosi dell’ultimo decennio che gioca al rialzo
Un titolo avvolgente, che sa proiettarti indietro nel tempo e spiazzarti con dinamiche videoludiche immediate ma al contempo stratificate
Ci sono videogiochi che, con il loro arrivo sulla scena internazionale, hanno influenzato in maniera importante l’ecosistema videoludico. Titoli come i primi Grand Theft Auto (o GTA, per gli amici) o Fallout, per intenderci. Produzioni importanti sotto il profilo delle energie fisiche ed economiche investite, ma che hanno settato nuovi standard qualitativi e quantitativi cui fare riferimento.
È probabilmente grazie agli sforzi degli audaci sviluppatori del tempo che, al giorno d’oggi, è possibile godersi produzioni ad ampissimo respiro come “Red Dead Redemption 2” e i più recenti “Assassin’s Creed”. Videogiochi in cui agli utenti è data ampissima libertà di scelta e di manovra, e dove il susseguirsi degli eventi non è dettato da schemi prefissati.
A queste premesse ludiche fa riferimento Kingdom Come Deliverance 2, progetto che definiremmo eroico di Warhorse Studios patrocinato da Deep Silver e Plaion che arriva a distanza di 7 anni dal capostipite, uscito nel 2018. Un lasso di tempo considerevole che ha permesso agli addetti ai lavori di studiare per bene la situazione, perfezionando quanto di buono già fatto e migliorando ciò che necessitava di un upgrade.
SI RITORNA DOVE SI È STATI BENE
Riuscire a sintetizzare Kingdom Come Deliverance 2 in poche righe non è per nulla un compito semplice. Ma ci proveremo comunque, per evitare di spaventarvi con un muro di testo eccessivo. D’altronde perché rovinare il piacere della scoperta di un gioco tutto da scoprire che merita di essere approfondito in prima persona?
Ecco, se dovessimo inquadrarlo in pochissime parole parleremmo di un gioco di ruolo in prima persona misto a un simulatore di vita medievale. E già così si ha un quadro sì ampio e generale, ma abbastanza chiaro della situazione. Perché in Kingdom Come Deliverance 2 i giocatori riprenderanno da dove si è interrotto il primo gioco. E, per chi fosse alla sua prima esperienza con la serie, c’è un ampio riassunto che funge da antipasto perfetto per questa nuova avventura.
Si torna a vestire i panni di Henry, già personaggio principale del primo episodio, che qui ritroviamo con il proprio bagaglio di abilità già bello e pronto. Abilità che, nel corso della storia, cresceranno assieme agli utenti. Ogni azione comporterà delle scelte, tra armi da usare negli scontri e sfumature della personalità da prediligere nel corso dei dialoghi. Ogni singolo aspetto di Kingdom Come Deliverance 2 è nelle mani dei videogiocatori, che con le proprie azioni e le proprie scelte influenzeranno il mondo circostante. Un’esperienza ludica che quindi risulterà in costante divenire, tagliata sartorialmente su misura per ogni utente.
IL SUCCESSO STA NELLA CURA DEI DETTAGLI
Chiaramente per riuscire a rendere unica ogni sfumatura di Kingdom Come Deliverance 2 è stato necessario un lavoro di fino sotto ogni punto di vista. Partendo sì dall’ambientazione medievale del XV secolo, ma focalizzando l’attenzione su ogni aspetto che, volgarmente, possiamo definire di contorno. Ma che di contorno non è.
Un videogioco ambientato nel medioevo richiede innanzitutto una cura maniacale delle sezioni di combattimento. Per risultare credibile occorre un sistema che mixi in maniera credibile momenti offensivi e momenti difensivi, creando la giusta amalgama. Ecco che quindi ad attacchi, parate e schivate vanno aggiunti i vari parametri del proprio personaggio (le skills), unitamente a una barra della resistenza che si scarica e si ricarica in tempo reale. Dimenticate quindi i titoli action dove basta tamburellare come ossessi sullo stesso tasto per falcidiare nemici su nemici. Qui si fa sul serio, e chiedere al proprio personaggio sforzi sovrumani ha delle conseguenze sul piano della difesa. Meglio calibrare bene le proprie forze, studiare il proprio avversario (che a sua volta si stanca se mena fendenti a destra e a manca) e aspettare il momento giusto per trovare l’apertura decisiva nella sua difesa.
Un vero e proprio valzer in cui ovviamente rivestono un ruolo fondamentale anche gli oggetti a disposizione nel proprio inventario. I vari tutorial istruiscono su quelle che sono le nozioni base: starà agli utenti sperimentare e migliorare il proprio armamentario, trovando il mix di elementi che meglio si confà al proprio stile di gioco. Che sia da distanza ravvicinata, da medio o da lungo raggio, ognuno potrà adottare scelte personalissime che rispecchino il proprio spirito in game. E ciò che il gioco restituisce (in termini di sensazioni) alla fine di uno scontro gestito nel migliore dei modi è qualcosa di unico.
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OGNI SCELTA CONTA
Dicevamo che Kingdom Come Deliverance 2 è un simulatore di vita medievale a ragion veduta. Non solo scontri, attorno a cui gravitano ovviamente le sezioni di azione più spinta, ma anche tanto girovagare e tantissime interazioni con il mondo circostante. Ecco che quindi parlare con gli NPC, i personaggi non giocanti gestiti dalla IA, richiederà sforzi pari a quelli di un combattimento.
Nelle scelte degli utenti tra le diverse linee di dialogo proposte dal gioco starà la chiave di volta per riuscire a ottenere il proprio obbiettivo. Che sia quello di convincere un nemico a collaborare o evitare un’aggressione bella e buona. Bisognerà quindi studiare bene le diverse situazioni, pesare le parole e anche tenere in considerazione elementi come l’outfit indossato dal nostro personaggio in un determinato contesto. Tutti fattori che ci renderanno più o meno credibili agli occhi degli interlocutori.
Kingdom Come Deliverance 2 è un gioco che da tantissima importanza a una molteplicità di fattori veramente pazzesca. Le ferite richiederanno cure per guarire, così come la stanchezza e la fame andranno gestite per evitare di stramazzare al suolo. Una profondità di elementi che proietta a tutti gli effetti all’interno del mondo di gioco, portando gli utenti a vivere a trecentossessanta gradi la vita del protagonista.
UNA GRANDE SFIDA VINTA
Insomma, un gioco che abbiamo provato a descrivervi in un numero (speriamo) non eccessivo di parole, consapevoli che di pagine ne sarebbero servite almeno una ventina. E ancora saremmo stati lì a scalfire la superficie, senza esserci di fatto avvicinati alle dinamiche più profonde di Kingdom Come Deliverance 2. Perché il titolo di Warhorse Studios tiene in considerazione una serie di variabili talmente elevata che citarle tutte è impossibile. Un esempio, così, al volo? Il famoso “buio pesto” di una notte velata vi renderà letteralmente ciechi nel gioco, impossibilitati a riconoscere alcunché sullo schermo. E rischiando così la vita a ogni singolo passo, tra pericoli della natura e potenziali agguati.
Siamo di fronte a un titolo che sa sorprenderti, spiazzarti ed emozionarti se gli dai fiducia e se sei pronto a calarti senza limiti all’interno del mondo di gioco. Una produzione ambiziosa che sa avvolgerti e sa renderti partecipe a tutto tondo di ciò che ti succede attorno. E che magari è anche in grado di raccontarti, con una veridicità storica e una ricerca di realismo che si intreccia col romanzo, storie di tanto tempo fa.