L’Intelligenza Artificiale ci permetterà di parlare con i nostri cani e gatti? Gli studi che arrivano dall’America lasciano ben sperare

Le ricerche in corso in diverse parti del mondo potrebbero permettere agli esseri umani di comprendere il linguaggio dei nostri amici a quattro zampe

Il mondo della tecnologia fa costantemente passi da gigante. E il passare del tempo non fa altro che ricordarcelo, con le tante novità che portano nuovi scenari ad aprirsi. Scenari in cui siamo sempre più proiettati in un futuro che un tempo era appannaggio esclusivo dei film di fantascienza.

Ma il celebre aforisma “se puoi sognarlo, puoi farlo” di Walt Disney dev’essere stato un motore più che valido per tutti i pionieri della tecnologia degli ultimi decenni e per quelli dei giorni nostri. E l’avvento delle novità sul fronte dell’industria digitale – una su tutte, l’Intelligenza Artificiale – ha aperto a prospettive contrastanti.

Da un lato catastrofiche, qualora non ci fosse una regolamentazione adeguata che ne detti linee guida di “uso lecito e corretto”. Dall’altro entusiasmanti, se si pensa a tutte le possibili applicazioni per cui precedentemente non esisteva un surrogato che ne svolgesse compiti analoghi.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE, UN DOMANI PARLEREMO CON CORVI E CAPODOGLI?

È sicuramente nell’ultima ottica citata – quella ottimistica – che ci proiettiamo oggi, con le novità che arrivano sul fronte della tecnologia e dell’Intelligenza Artificiale che lasciano sperare in un futuro molto interessante. Soprattutto se siete tra i padroni di animali domestici, cani o gatti che siano.

Stando infatti a quanto riportato dalla rivista Scientific American, tra le opportunità che l’IA potrebbe offrire in futuro ci potrebbe essere anche quella di studiare il linguaggio animale e “tradurlo” in termini comprensibili per noi esseri umani.

L’esempio che viene portato è lo studio in corso all’Università di St. Andrews, in Scozia, dei corvi della Nuova Caledonia. Si tratta di uno dei pochi animali noti a essere capace di creare utensili che possano tornargli utili al proprio scopo. Un’abilità che, di fatto, si credeva essere appannaggio esclusivo del genere umano. Questa skill, unita al fatto che i corvi vivano all’interno di gruppi sociali complessi, spinge a pensare che esista tra loro anche una metodologia di comunicazione che permetta di “tramandare” le competenze apprese nel corso della propria vita.

E in tal senso l’Intelligenza Artificiale, con le tecniche di apprendimento automatico, potrebbe in un breve lasso di tempo offrire la possibilità di comprendere il linguaggio dei corvi. Qualcosa che si sta cercando di fare anche con il CETI (Project Cetacean Translation Initiative) nell’ambito delle comunicazioni tra capodogli.

COSA DICONO CANI E GATTI?

Ok, si è parlato di corvi della Nuova Caledonia e di capodogli: cosa c’entrano quindi cani e gatti, vi state domandando? Beh, il passo è relativamente breve. Le tecniche di apprendimento dell’IA permetterebbe a questa tecnologia di poter incrociare i dati emersi da queste ricerche per poi studiare il linguaggio animale di “Fido”, “Pluto”, “Dylan” (Dog) o “Pierino” che sia (a ognuno il suo nome) arrivando tradurlo in una maniera a noi comprensibile.

Siamo nel campo della sperimentazione, certo, e non esistono riferimenti in termini di date sul calendario a cui guardare. Ma con il grande slancio che l’IA ha dimostrato di recente potrebbe essere ipotizzabile che il lasso di tempo necessario per ottenere un software in grado di fornire tante risposte ad altrettante domande possa non essere poi tanto esteso. Per magari comprendere quando i nostri amici a quattro zampe avranno fame oppure avranno l’intestino in disordine.

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