Questa mattina il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è “salito in cattedra” a Vercelli all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università del Piemonte Orientale e ha fatto chiarezza sulla proiezione della Gen Z nell’opinione pubblica, un'immagine collettiva (spesso errata) che non rende onore al talento e all’energia di questi ragazzi e ragazze che possono senz’altro essere (e lo sono) un’opportunità per il nostro Paese e ancor di più per il futuro del pianeta.
Mattarella: “Questa generazione è un motivo di speranza per il nostro Paese”
La prima carica dello Stato ancora una volta si è dimostrato un supporter e promoter dei Centennials, contestando questa etichetta di generazione disorientata, inerte, estraniata dalla realtà. Mattarella ha così dichiarato: “Sinceramente non so da dove possono uscire queste valutazioni così difformi dalla realtà, così sbagliate, sulle nuove generazioni. Personalmente penso, trovandone conferme, che questa generazione sia un motivo di speranza per il nostro Paese. E sono anche convinto - ha aggiunto il Capo dello Stato - che il disorientamento che realmente talvolta affiora sia responsabilità di noi adulti. Come potrebbero gli studenti sentirsi al loro agio, trovare i parametri di riferimento, coordinate di comportamento nel mondo che oggi gli adulti presentano loro in questo periodo?".
D'altronde per tanti settori e rappresentanti è molto più facile assecondare la narrazione di una generazione disastrosa, perché questa linea di pensiero deresponsabilizza chi invece a questi giovani non sta offrendo delle giuste occasioni, un terreno fertile su cui creare e produrre nuova linfa vitale.
Il ruolo dello studio e delle Università
In un Paese in cui si è così pigri nei confronti della lettura e della cultura c’è bisogno di creare una nuova condizione affinché i giovani (e non solo loro) vengano a contatto con libri, rappresentazioni teatrali e cinematografiche e ancor più in generale con la conoscenza, volta a creare un pensiero critico e consapevole. Bisogna riappropriarsi degli spazi dell’arte, della cultura e della formazione. Il Presidente della Repubblica individua questo spazio d’incontro tra le mura delle università che devono riacquisire la propria autorevolezza, responsabilità e vocazione primaria: "In questo momento storico ritorna con grande forza e va richiamato il ruolo delle università, della formazione culturale, di quello che poc'anzi il rettore ha chiamato il mestiere più bello del mondo, quello di trasmettere cultura, sapere, conoscenza, quello di rendere i giovani protagonisti, capaci di spirito critico, padroni della conoscenza per il futuro. Questo è il veicolo per fare emozionare gli studenti: difficile trovare un'espressione più significativa e pregnante, far emozionare gli studenti, trasmettendo loro cultura e conoscenza. Questo compito straordinario - ha concluso Mattarella - è affidato ai nostri atenei”.
Una straordinaria ordinarietà
Alla narrazione esasperata di successo, di popolarità e straordinarietà Mattarella contrappone l’ordinarietà: “Quella straordinaria ordinarietà di impegno che fa crescere, fa avanzare costantemente la civiltà umana”.