Parlare di psicoterapia al giorno d’oggi è probabilmente più semplice di quanto non lo fosse anche soltanto un decennio fa. E le nuove generazioni sono sicuramente più attenti all’argomento di quanto non lo siano i più grandicelli.
La ricerca di un equilibrio psicologico passa da un percorso che può essere complicato, e che richiede tempo e pazienza per essere portato avanti. E l’esempio arriva con “Perché sei qui?”, il graphic novel di Francesca Picozzi e Greta Xella, edito da Tunuè. Un volume che mette sotto la lente d’ingrandimento alcuni casi specifici, e che evidenzia quanto possa essere dura “la salita” prima di arrivare alla “discesa”. Ne abbiamo parlato con le autrici, che ci hanno portati dietro le quinte del libro.
I GIOVANI E LA PSICOTERAPIA
Francesca, com’è nata l’idea di portare in un graphic novel narrazioni relative la psicoterapia?
“È nata dalla necessità di dare voce ai giovani di oggi, a quella generazione che urla la sua sofferenza senza però essere ascoltata come si deve. La graphic offre un modo immediato di arrivare anche ai concetti più complessi e lontani, non solo per gli stessi ragazzi ma anche per i genitori, spesso confusi rispetto al dolore dei propri figli.”
Da psicologa e psicoterapeuta, com’è percepita la terapia dai tuoi pazienti (o clienti, che dir si voglia)? Nelle storie si assiste a casi di persone di età diversa (e dai percorsi terapeutici diversi)…
“Ovviamente ogni paziente avrebbe una risposta diversa, questo perché la psicoterapia è prima di tutto un lavoro sartoriale, cucito addosso alla singola persona. Posso parlare per quello che è stato per me: rinascita.”
Secondo te, le nuove generazioni hanno una percezione di maggiore utilità della terapia rispetto ai più grandi? E questo graphic novel vuole parlare a lettori di tutte le età?
“Assolutamente sì, lo definisco la generazione dei coraggiosi, sono riusciti a sdoganare il tema dell’andare in terapia mostrando al mondo il loro bisogno. Questa graphic novel punta a parlare a tutti, agli stessi ragazzi/adolescenti, ma anche e soprattutto agli adulti che hanno a che fare con i giovanissimi.”