SabatoSerie - I consigli di Radio Zeta sulle serie da riscoprire: Dawson’s Creek
Pur con i suoi limiti, Dawson's Creek è stata la capostipite di un genere. Dalla sigla al sorriso storto di Joey Potter
Diciamocelo subito: quella di cui stiamo per parlare è una serie che non conosce mezze misure. O la si ama, o la si odia. Ma non si può non riconoscere che sia stata la capostipite di un genere, la madre dei teen drama che ci hanno accompagnato negli anni duemila, da Gossip Girl a The O.C. Perché Dawson’s Creek porta con sé le incertezze e le malinconie di un secolo che sta per finire – esce nel 1998, in Italia arriva nel 2000 – e anticipa temi che ancora oggi sono cari alla Generazione Zeta. Li affronta con un linguaggio a volte paternalistico, con tempi dilatati tipici più del film che della serie ma anche con elementi vagamente indie, dalla fotografia alla colonna sonora, che oggi tornano super attuali.
L’UNIVERSO MALINCONICO E COMPLESSO DI CAPESIDE
Il vero punto di forza di Dawson’s Creek sono senza dubbio i personaggi, realizzati così bene che spesso si arriva a detestarli. È senz’altro vero per Dawson, da cui tutto ha origine: un adolescente atipico, dall’animo gentile e con una fervente passione per il cinema, con il mito di Steven Spielberg e il rischio di risultare pesante – al punto che il meme in cui piange è uno dei più usati nella storia del web. A fargli da contrapposto c’è l’amico Pacey, estroverso, simpatico e rubacuori. Arriveranno poi altri personaggi a movimentare il piccolo paesino di Capeside, dalla ribelle Jen, che vive con la nonna bigotta, ai fratelli Jack e Andie. Anche se a rubarci il cuore è la complessità di Joey Potter. Eterna amica di Dawson, un po’ maschiaccio, tutte abbiamo provato a imitare il suo sorriso un po’ storto (senza sfiorare neanche per un secondo la bellezza acerba di Katie Holmes, che non a caso ha sposato Tom Cruise…)
PRECURSORI DI TEMI ATTUALI
Ma ciò che si nota facendo un rewatch oggi, a più di vent’anni di distanza dalla sua uscita, è che Dawson’s Creek affronta temi inediti per le serie dell'epoca e che sono ancora attualissimi, ben prima che ci fosse la sensibilità per coglierli. E anche per raccontarli nel modo giusto, forse. Ma c’è da dire che se superiamo le critiche che può muovere un occhio attento del 2022, resta che Dawson’s Creek sia stata una delle prime serie adolescenziali ad affrontare, per esempio, la libertà sessuale. Dal desidero femminile di Joey o Jen all’omosessualità di Jack, che deve affrontare un ambiente di provincia pieno di pregiudizi. Giudizi affrettati in cui incorre anche Andie, con le sue difficoltà psichiche. C’è poi il rapporto generazionale, con la scoperta di genitori che non sono esenti dalle fragilità, che tradiscono, che non comprendono, che sono, semplicemente, umani. Ma non mancano anche momenti leggeri, dai triangoli amorosi alle scorribande con gli amici. Insomma Dawson's Creek ha destrutturato un genere, gettando le basi per i teen drama moderni che l'hanno seguita. E, pur con i suoi difetti, resta iconica. Come la sigla, che almeno una volta tutti abbiamo cantato come "Anonanueit".