Sindrome dell’impostore, l’insicurezza dilaga tra la Gen Z
Sul web aumentano i contenuti di mindfulness a cura di life coach
“Non ce la farò mai”. “Tanto lo so che andrà male”. E tante altre parole che tutti i giorni si ripetono tra i banchi di scuola, nelle chat di whatsapp o nelle chiacchiere da bar. Non semplici espressioni ma indici di un’insicurezza dilagante tra le menti della Gen Z, un modo di fare e pensare che ormai da tempo ha un nome ben preciso: sindrome dell’impostore.
Perché questa situazione emotiva colpisce soprattutto la Generazione Z e i Millenial? Forse perché i nostri giovani hanno sviluppato una maggiore sensibilità o forse si ritrovano un mondo troppo instabile senza alcuna certezza. Una società che non ha creato ma ereditato e che si presenta dura da fronteggiare. E quando il timore per il futuro e il cambiamento fa paura, spesso, ci si rifugia erroneamente nell’immobilismo. Pensare di non farcela ci permette di non provarci e quindi di restare nella nostra comfort zone, perdendo però tanta bellezza e potenzialità che queste giovani menti potrebbero esprimere.
Insicurezze, combatterle è possibile
È quindi tempo di fronteggiare in maniera più sana la paura e fare pace con se stessi. Non è un caso che questo topic dell’insicurezza coincida con le numerose richieste sul web di riflessioni e consigli in chiave mindfulness. Una fetta di contenuti che vede sempre più influencer mettersi in gioco alle prese con le difficoltà di farsi valere a causa di sentimenti che contrastano la propria realizzazione e serenità. Ma che presenta al mondo anche numerosi life coach che spingono al culto della fiducia e del pensiero positivo, offerti come piatti forti dei social media. Insomma, una sorta di terapia di gruppo che più che andare alla radice del problema cerca di trovare semplici ed efficaci soluzioni quotidiane.
Mindfulness, consigli contro la Sindrome dell’impostore
Tra le numerose tips del web abbiamo selezionato dei pratici consigli da poter seguire dettate dalla life coach Rachel Wells, specializzata a motivare millennial e GenZ per ruoli di gestione e leadership. Quello che più ci ha colpito è stata la proposta di realizzazione di un diario giornaliero dove annotare tutti i propri successi, anche quelli giudicati da se stessi insignificanti, così da non dimenticare quanto di buono c’è nelle nostre vite.
“Annotare anche le cose apparentemente banali: dal vestirsi con cura (aumenterebbe il rispetto di sé stesso e sentirsi più motivati ad aspirare alla scala della carriera verso una posizione nuova o più alta), dallo smettere di dubitare in se stessi ricordandosi gli studi e le esperienze pregresse all’arrivare a conclusioni o prendere decisioni solo dopo aver stabilito tutti i fatti e valutato ogni aspetto (ciò garantirebbe decisioni consapevoli e bene informate) fino ad affrontare le paure a testa alta al motto di vai avanti e fallo. Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere?”.