Ci sono momenti storici reali che, più di altri (e per forza di cose), hanno ispirato numerosi videogiochi. È il caso della Seconda Guerra Mondiale, uno dei momenti più bui della storia dell’umanità che è stata ripresa da più prospettive soprattutto dai titoli appartenenti al genere degli sparatutto.
E proprio in questo specifico segmento torniamo oggi con uno degli ultimi esponenti di categoria ad approdare sugli scaffali a partire da domani. Con “Sniper Elite: Resistance” assistiamo al ritorno di un franchise storico sul fronte degli FPS con dinamiche ludiche che però si incrociano con quelle degli sparatutto in terza persona. Una serie che quest’anno, con il suo undicesimo capitolo, festeggia i vent’anni di carriera.
Un traguardo importante per un titolo che da subito si è imposto all’attenzione dei videogiocatori con un format molto specifico. Anche audace, se vogliamo. Quello di mettere al centro dell’azione un cecchino, notoriamente uno di quei combattenti che al centro dell’attenzione non è che ami proprio starci.
SALVATORI DELLA PATRIA
Con Sniper Elite: Resistance si assiste dunque a un nuovo capitolo della saga che prosegue lungo la linea tracciata dai predecessori. D’altronde vent’anni di carriera hanno lasciato un solco importante, da cui è difficile (e forse anche sconsigliabile) discostarsi. Squadra che vince non si cambia, e il discorso vale anche per una formula di gioco che nel tempo ha conquistato i fan grazie alle scelte di gameplay molto precise operate dal team di sviluppo.
L’azione serrata degli scontri campali li trovate in altri videogiochi. Qui quello che conta è passare inosservati il più possibile. Nei panni di un tiratore scelto – Harry Hawker, agente dello Special Operations Executive che prende il posto dello storico protagonista – torneremo nuovamente a calpestare i campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale. Ovviamente con un approccio discreto.
Il compito del protagonista di Sniper Elite: Resistance, da buon cecchino qual è, è infatti quello di muoversi senza troppo clamore tra le linee nemiche. L’obbiettivo, come sempre, resta quello di guadagnare una posizione di vantaggio per poi operare chirurgicamente, da distanze medio-lunghe, con il proprio fucile, studiando preventivamente la conformazione del campo di battaglia e il posizionamento dei nemici. Per quanto non manchino situazioni in cui si renderà doveroso un approccio più diretto e fisico, anche ad armi spianate.
Il tutto per evitare il concretizzarsi di una nuova, pericolosa minaccia in arrivo dal fronte dei nazisti. Qualcosa che potrebbe ribaltare le sorti del conflitto in loro favore.