Ci sono vite sportive che possono durare una vita intera. Quella di Valentino Rossi in sella è un caso eccellente.
Sono 26 gli anni in pista per il 46. Nove titoli mondiali, infiniti momenti consegnati alla storia del motociclismo e dello sport.
Il debutto ufficiale nel Motomondiale è stato il 31 marzo 1996 , ancora minorenne. Tutti i partecipanti di quella gara dell’allora 125 – sì, nel frattempo ha perfino vissuto un cambio di nome della categoria – hanno smesso da almeno 14 anni. E di tutti, a mano a mano, il ricordo si è sbiadito. Per Valentino, però, questo discorso è pressoché impossibile.
Una storia scandita dai successi
Non passano neanche 5 mesi, che il 18 agosto dello stesso anno arriva la prima vittoria. A Brno, in Repubblica Ceca, un circuito legatissimo alla storia di Rossi, perché un anno più tardi, nel 1997, ci conquista il primo titolo mondiale.
Cambia la cilindrata, si passa alla 250, stesso risultato: il 46 è davanti a tutti. Il 24 ottobre 1999 colora di giallo anche Rio de Janeiro, conquista il suo secondo titolo e apre le esultanze a dir poco stravaganti.
Il grande salto nella top class arriva nel 1999, il primo podio nella categoria pure. A dimostrazione che Valentino ha fatto realmente da collante tra due millenni del motociclismo, tra due epoche dello sport contemporaneo.
Il 9 luglio 2000 c’è da festeggiare la prima vittoria tra i grandi, con l’orecchino da ribelle doc. Perché Rossi è stato simbolo di irriverenza e trend-setter allo stesso tempo.
Nel 2001 lancia una moda tutta sua: quella di vincere mondiali in MotoGP. Inizia quell’anno da Phillip Island, in Australia, per poi aprire un’epoca di successi e battaglie ai limiti del leggendario. Nel 2002 bissa e fissa quella che sembra già un’egemonia. Non c’è due senza 3 e allora il 2003 è ancora del 46, che poi decide di mettersi ancora in gioco: passa da Honda alla Yamaha. Moto diverse, stesse aspettative, medesimo risultato.
Ancora a Phillip Island, nel 2004 fa il poker: quarto Mondiale di fila, nel giorno del 100esimo podio in carriera. L’anno dopo, nel 2005 farà cinque Mondiali in MotoGP, settimo complessivo.
Talento e costanza
Numeri devastanti, che rendono solo in parte la dimensione del fenomeno Rossi. Mettiamola così: sono poche le persone che riescono a trovare il proprio talento naturale e a dedicare la vita nel perseguirlo. Valentino Rossi sembra essere uno di questi privilegiati.
Non che quella di Valentino sia solo predisposizione. Dietro c’è un lavoro di maniacale perfezionamento, che forse solo la passione può rendere piacevole quanto lui lo ha fatto sembrare. Suo padre, Graziano, è stato un discreto pilota, imparagonabile al figlio che già a 2 anni portava a correre sulle minimoto. Perché a volte serve la fortuna e qualcuno che ti regali un’occasione. E Graziano Rossi ha regalato allo sport un campione senza tempo.
Uno come Valentino va oltre le generazioni, oltre la rivalità. Chi lo ha contrastato in pista si è ritrovato il 14 novembre a Valencia per dirgli grazie. E per piangere un po’ con lui. Perché in fondo, come ha detto anche Max Biaggi, “con Vale si ritira una parte di me”, una parte di tutti noi. Perché sarà difficile guardare una gara, sentire i motori accendersi allo spegnersi dei semafori in pista e non pensare al 46.